lunedì, gennaio 31, 2011

I tried so hard and got so far


Ogni volta che inizio a desiderare qualcosa intensamente, la perdo.  

Non mi sarei mai stancata dei giochi sull’erba, delle margherite fra i capelli, delle farfalle che catturava per me con le sue mani di biancospino, mani grandi, dove le ali fremevano fragili, quasi immateriali, in attimi che sfioravano la perfezione. 
Ma forse qualche pallida fata ebbe invidia di noi. 

 Di quell’alba ricordo il gelo e il modo spettrale in cui la luce sorse bianca dal buio. 
Quando non aprì gli occhi e giacque freddo nel giaciglio vicino, il mio dolore si trasformò in spiriti della tempesta, la prima di quel lungo inverno. 

Mai credere alle leggende dei cacciatori, e non perché mentano, ma perché raccontano meno di ciò che è vero. 

C’è un luogo nella foresta, in cui i fantasmi di coloro che hai amato ritornano. E io l’ho cercato quel luogo, in un giorno che sembrò durare mille anni. Una volta lì ho urlato il suo nome, con tutto il mio amore, con tutta la mia disperazione. 
E poi apparve. Il viso bianco come nebbia e il vento freddo che riempiva i fragili contorni del suo corpo di foglie secche e di grida raccolte lontano. Era lui, ed era lì, ma al tempo stesso era incredibilmente lontano. E quando tesi le braccia verso la sua figura diafana avvertii d’un tratto tutta quella distanza, un’eternità incalcolabile, uno spazio senza confini. Un passo in più non sarebbe servito eppure tentai e strinsi le braccia per abbracciare il niente. 
Come una nuvola spazzata via dal vento, quello spettro impalpabile della sua esistenza si era dissolto al caldo tepore del mio corpo. 

Non lo avevo ritrovato ma soltanto perso di nuovo.

domenica, gennaio 23, 2011

Mono no aware

Letteralmente è il sentimento delle cose. Nella concezione estetica giapponese è quel fremito che si  prova nel contemplare qualcosa di bello e amabile e realizzare la sua inevitabile precarietà. Tutto scorre, anche in questo momento, e si precipita verso la fine. La bellezza di una rosa non durerà intatta fino al mattino successivo e la stessa vita umana con tutte le sue ineffabili esperienze è quanto di più effimero possa esistere. Eppure, per quanto queste constatazioni siano dolorose e suscitino nell'animo un sentimento di malinconia mista a pietà, nulla tolgono alla meraviglia e al piacere di quella bellezza. Meglio ancora, dal momento che ogni esperienza e ogni manifestazione materiale del mondo è di per sè unica, proprio la sua natura transitoria la rende mirabile agli occhi di chi sa vedere.
Una iniezione di filosofia della domenica mattina? Solo qualche pensiero a proposito del presente e del per sempre. Dentro di noi, queste cose le conosciamo già, ma non fa male analizzarle ogni tanto, e esternalizzare il pensiero. Riscoprire l'importanza dell'attimo in cui il sole sfiora il mare al tramonto, la pioggia cade, una carezza viene donata con amore.

domenica, gennaio 16, 2011

A noi ce piace strano

 Come sono felice che le parole "buon gusto" non abbiano lo stesso significato per tutti! Se lo avessero, la terra sarebbe un posto ben triste, e con meno senso dell'umorismo. L'occasione per tale riflessione nasce nell'osservare la classica tavolata di diciottenni in pizzeria (a questo punto anche io mi merito un  "Ma che posti frequenti?!", e avete ragione anche voi...) con tanto di festeggiata con coroncina in testa e reggiseno a vista. E non iniziamo a dire cose del tipo "Sì, però volevo vedere te da giovane", perché ringraziando il Cielo, gli anni '80 e '90 ci regalarono gilè, spalline, fuseaux e altri simboli di sobrietà ma tutto ciò che riguarda le mutande fuori dai pantaloni e le schiene scoperte con l'elastico del reggiseno in mezzo, è venuto dopo. E comunque perché prendersela solo con le nuove generazioni? Una passeggiata su via del Corso in certe stagioni diventa quasi un safari: le donne in completi maculati neanche si contano più e nella maggioranza dei casi vale l'assioma per cui l'età di una donna è direttamente proporzionale al numero di macchie leopardesche sui suoi vestiti! E poi ci sono quelli decisi di fare di un evento indimenticabile qualcosa di veramente indimenticabile. Provate a immaginare la scena: ricevimento di nozze, un'ignara invitata che, in attesa degli sposi, cerca il suo posto tra decine di tavoli... E' allora che apprende che le è stato assegnato il tavolo Legolas, proprio a metà strada tra Gandalf e Frodo, e casomai si sbagliasse una semigigantografia del biondo elfo campeggia al centro del tavolo. E deve ancora riprendersi dallo shoc di essersi magicamente teletrasportata nella Terra di Mezzo che d'improvviso la sala è invasa dai fumogeni e nell'aria comincia  a vibrare la colonna sonora di Rocky, una tenda viene spostata ed ecco che gli sposi fanno il loro ingresso trionfale in sala, scendendo dal secondo piano in un ascensore di vetro trasparente. Questo al mio paese si chiama stile. Oh yeah. Inutile dire che la mia mente semplice non potrà mai concepire niente di altrettanto grandioso. Ma non si sa mai. Resterò qui, affacciata alla mia finestra, osservando i ragazzi che sfrecciano con le loro decappottabili e lasciando che l' Unz Unz delle loro autoradio mi ispiri.