lunedì, dicembre 03, 2012

Ballando al buio

Negli ultimi tempi mi rendo conto di essere diventata più cinica e sospettosa. Non è sempre stato così ma...imparo dai miei errori.
Penso ancora che le cose belle possano accadere solo però, non le do per scontate e non mi aspetto che tutte le storie abbiano un lieto fine. Ma queste cose, le cose belle, le storie felici,  io le apprezzo. Mi prende quasi il magone quando osservo persone che dovrebbero essere felici che si struggono per delle cazzate. Allestiscono tragedie. Volutamente cercano di attaccare ad altri il loro malcontento. Vogliono essere compatiti e sostenuti nelle loro mattane. Già lo so che a questo punto qualcuno mi dirà che parlo per invidia oppure che non posso giudicare i sentimenti e le insicurezze delle persone. Ma io lo faccio. Io giudico e come! Si può dire che ho aperto un blog apposta per farlo! E' vero che la ricetta della felicità non esiste, ma dovrebbe essere vietato per legge essere infelici per, e scusate se mi ripeto, cazzate. Se sei alta un metro e settanta e pesi 45 chili, non puoi lamentarti di essere ingrassata, specialmente se non è vero. Ma anche se lo fosse, e allora?Almeno tua madre non dovrà preoccuparsi di vederti morire di fame. E meno che mai puoi lamentarti di questa cosa davanti a una ragazza di un metro e 50 che di chili ne pesa 90,  e quando la stessa ti fa notare "Va be' su, non farne una tragedia, altrimenti io mi dovrei sparare", risponderle "No, però sai, tu sei così di costituzione, mentre io ho le ossa sottili"...
Non puoi stare a lamentarti con l'amica che è stata appena mollata dopo 5 anni di fidanzamento perché il tuo ragazzo invece di regalarti il solitario ti ha fatto un misero rubino "che nemmeno si intona con i tuoi occhi" e magari rimarcare dicendo "Almeno tu che sei single non hai di questi problemi..." . E sì, sono proprio problemi.

Oppure ti lamenti perché una persona, molto più qualificata e competente di te, ha avuto la promozione al posto tuo. O perché, per guadagnare di più, ti hanno chiesto di fare degli straordinari. O perché le due settimane per andare in Brasile, te le danno solo ad agosto, ma tu volevi andarci quando lì era estate. Sta a vedere che per farti contento invertiamo le stagioni!
Non commento proprio casi analoghi sulla salute delle persone (p.e. "tu almeno non hai problemi con il parcheggio"...Si commenta da sola).

A tutto questo io dico BASTA. Ma si ascoltano quando parlano? Non pretendo che abbiano sensibilità e  delicatezza per le persone che  stanno loro accanto, no, quello sarebbe già un livello superiore di maturità e consapevolezza. Chiedo solo che non si rendano ridicoli. Perché quando l'effetto comico passa negli altri lasciano solo una grande tristezza.
Siamo davvero un'umanità e una generazione incapace di essere felice?

Se è così abbiamo sbagliato qualcosa.

domenica, settembre 09, 2012

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto


La razza umana si avvia all'auto-distruzione. Posso affermarlo  con certezza perché ormai non ci accontentiamo delle difficoltà della vita reale, e no... ci siamo inventati il web! Un labirinto di specchi dove è facile perdersi e incontrarsi e dove, soprattutto, nascono gli  amori! Amori impossibili, amori incredibili, sbalorditivi. Amori, permettetemelo, spesso fasulli. Ammettiamolo. L'anonimato e il mistero della rete ha fatto sì che tutti ci sentissimo, almeno una volta, i Romeo e la Giulietta di turno.
Eppure  Romeo e Giulietta sono morti, mentre noi siamo ancora qui, a lamentarci o a innamorarci del prossimo che ci dedicherà un sonetto di Shakespeare. Ovviamente, del web, non posso dire solo peste e corna, dopotutto le persone che vi bazzicano sono le stesse che incrociano i nostri destini a lavoro, per strada, nel parco, alla posta... Ciò da cui diffido sono le relazioni che si sviluppano sul web e si protraggono - ma solo virtualmente - per anni, senza passare al piano reale e che sviluppano,  nel giro di una sera o poco più, un livello di confidenza e di (presunta) conoscenza che non attribuiremmo nemmeno al nostro migliore amico.
 "Mi sembra di conoscerti da una vita...Con te sento di poter parlare di qualsiasi cosa".
Ebbene, intanto ti sembra, ma mi conosci da poco più di un paio d'ore e...sì, mi stai raccontando qualsiasi cosa! Ma proprio tutto. Anche cose che dal vivo non mi diresti nemmeno da ubriaco! Il problema però è che, tecnicamente, in chat, non stiamo veramente parlando. Chattiamo.  E, credimi, sconosciuto chattatore del mistero: non è la stessa cosa. Chattare mi da il tempo di riflettere su frasi ad effetto e saggi consigli da rifilarti. Mi permette di googolare argomenti di cui non so un piffero e all'occorrenza di aprire un sondaggio sul mio blog per 
capire cosa vogliono dire gli acronimi di cui infarcisci la conversazione, tipo TADBMVDB.Per quanto ne puoi  sapere, mentre mi spiattelli i particolari del tuo tentato suicidio, i maltrattamenti subiti da bambino, la ragazza che ti ha lasciato per tuo padre e altre amenità di questo tipo, io ballo la polka nel salotto di casa mentre detto le risposte alla mia scimmietta domestica. Ma va bene, ammetto  che non necessariamente si deve incappare in uno psicopatico. Però il rischio c'è. Ed è alto. Perché dietro lo schermo del pc ci sentiamo al sicuro e di conseguenza abbassiamo le difese. E questo, più o meno, è ciò che penso dell'amore on line: in qualche modo e per alcuni, esiste, ma non è più facile da trovare che off line. Come potrebbe? Io che scrivo questo post sono la stessa persona che ogni mattina prende il caffè nel bar sotto l'ufficio. Ho avuto storie belle e brutte, brevi, intense e l'unica cosa che ho imparato è che per capire una persona devi guardarla in faccia e, spesso, non basta nemmeno quello. E poi, naturalmente, ci vuole fortuna. E ce ne vuole tanta.

lunedì, agosto 06, 2012

Niente di nuovo dalle stelle


Gli italiani sono tutti più bravi di Prandelli a fare la nazionale e di Pippo Baudo a mettere su San Remo, questo almeno a parole. E a parole sono tutti qualificati a dare consigli, specialmente se non richiesti. E così, oltre a pronostici di grandi sventure e delusioni nei quali incorrerò in un non ben identificato ma prossimo futuro credo di aver recepito anche un velato e divertito accenno alla mia ingenuità e alla mia attitudine naif di affrontare il mondo.
E in parte è vero che sono così, ma le mie azioni dei giorni precedenti erano state dettate da quella parte di me che non ha nulla a che vedere con i peluche e i gattini abbandonati, quella parte, per intenderci, che ama giocare a freccette con le foto di William e Kate e lo fa perchessì e basta, e anche se poi si ritrova con i buchini sulla parete.
Ed  è stato allora che mi è stato chiaro quanto parziale e distorta fosse l'immagine che avevo dato di me. Vengo vista come una persona che non si espone mai ma, ogni volta che faccio qualcosa di avventato, pericoloso, qualcosa che appunto mi  ESPONE, tutti sono portati a pensare che lo faccio perché non vedo il rischio e non ho pensato alle  conseguenze. Non è così. Sono consapevole. Sono un Kamikaze. E faccio quello che faccio perché mi va.
Il solito osservatore esterno si è convinto che credo nelle favole. La verità è che usa se stesso come metro di valutazione di tutto e giudica gli altri sulla base dei suoi schemi, delle sue abitudini e dei suoi comportamenti. Non riesce a capire, o a credere, che io possa agire per sentirmi appagata qui e adesso, senza troppo interesse per quanto avverrà tra una settimana.
C'è un filo di maschilismo nei suoi processi mentali. Sono certa che il mio stesso discorso, se fatto da un uomo, lo avrebbe accettato, dalle mie labbra gli risulta incomprensibile, se non addirittura falso.
Ma del maschilismo e del femminismo mi importa poco. Non posso vivere per uniformarmi a una categoria. Devo vivere per essere felice. Farmi male ogni tanto. E poi ricominciare.
 "Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza."


sabato, giugno 23, 2012

Non sono una signora

Non era certo la voce della mia coscienza, e non starò a spiegarvi chi fosse, ma qualcuno oggi con grande nonchalance mi ha detto che sono scapestrata, pigra, approssimativa e disordinata. Ha aggiunto che queste sono caratteristiche distintive degli uomini e che gli uomini cercano donne intelligenti, precise e ordinate proprio per salvarsi dal loro perenne stato di inadeguatezza. La logica conclusione di questi postulati è che non troverò mai un uomo. La cosa tremenda è che temo abbia ragione. Su tutto. L'aspetto più sconvolgente di questa conversazione/rivelazione è però un altro: il mio simpatico interlocutore ha gettato luce su quello che consideravo uno dei più grandi misteri dell'umanità vale a dire com'è possibile che ogni rompiballe di questa terra abbia al suo fianco un uomo che la sopporti a costo della sua integrità psichica.
Trattasi di uno di quei fenomeni conosciuti nel mondo animale come simbiosi,  per cui due esseri anche molto differenti tra loro - nel caso specifico un soggetto femmina, saccente e logorroico con una spiccata propensione al controllo e un soggetto maschio approssimativo e amante del calcio e del quieto vivere,  imparano a coesistere e a trarre beneficio dalla reciproca compagnia. Un po' come avviene tra  i gamberetti e le anemoni di mare. A dire il vero, lo avevo sempre un po' sospettato, ma non avrei mai detto che qualcuno me lo avrebbe confermato.
Potete anche non credermi, ma sono convinta che essere quel tipo di donna, non sia poi così difficile. Siete liberi di pensare che lo dica per autodifesa o per pura presunzione, ma mi basterebbe poco per diventare quella che sa sempre in che cassetto stanno i calzini,  dice la cosa giusta al momento giusto e  non dimentica mai i compleanni. E' questione di disciplina e educazione, di regole e di modelli. Io credo sia molto più difficile accettare la propria natura, specialmente se è naif e sognante. E' difficile perché devi venire a patti col pensiero che nuoterai per sempre sola in un mare sconfinato. E' un pensiero triste, che fa capire come mai siano in tanti a cercare accordi come quello di cui sopra. Io per il momento resisto. Forse un giorno incontrerò qualcuno che sorriderà della mia goffagine e non se ne curerà. O magari, chissà, capitolerò e imparerò ad attaccare i bottoni e archiviare le bollette. Al momento non accadde nulla di tutto ciò. Me ne sto qui, in questo oceano senza fine. E so solo che non sono un dannatissimo gamberetto.

sabato, giugno 09, 2012

La verità è che non gli piaci abbastanza

"Perché voi donne fate così? Perché vi fate tutte queste pippe mentali? Prendete ogni cosa che un uomo fa e la trasformate in un'altra cosa. Siete fuori!"
E' vero! Il film potrà piacere o non piacere, a seconda che si apprezzino o meno le commedie romantiche, e le più critiche di noi potranno storcere il naso al pensiero che il regista voglia far passare il concetto che una strafiga come la protagonista Gigi, passi la vita a incassare due di picche, ma io l'ho trovato più istruttivo di un'intera puntata di Quark! E Piero Angela non me ne voglia. E quanto questa visione mi abbia positivamente influenzata e interiormente arricchita me lo ha dimostrato una recente conversazione con un'amica. Mi ha racconto un episodio che coinvolgeva, ovviamente, un uomo e immediatamente me ne ha fornito la sua interpretazione. La mia reazione è stata:
"Sempronia, cara, no."
"Ma non pensi che si sia comportato in maniera strana? Cioè prima mi chiama, e poi conclude la telefonata in fretta e furia senza nemmeno chiedermi di uscire!"
"Tesoro, tu gli hai detto che  stavi al lavoro e non avevi tempo di parlare."
"Sì, ma non era vero, volevo vedere la sua reazione...Oh e se si fosse offeso...?"
"Sempry, gli uomini non si offendono. Gli hai detto che non potevi parlargli? Ha chiuso. Si è offeso? No, sapeva che ci tenevi a sentirlo quindi non ha motivo di pensare che hai inventato una balla."
"Ma lui..."
 "No."
 "Non credi che..."
 "No."
"Mi fa bene parlare con te. Dai un'interpretazione div
ersa dagli eventi."
Ovviamente l'evento era chiaro. L'unico aspetto non chiaro era: se Sempronia voleva parlare con Amilcare, perché gli ha detto che era occupata?
Non temete, è solo una domanda retorica, dubito che perfino una laurea in neuroscienze possa servire a trovare la risposta.
Qual è il senso di tutto ciò? Semplicemente che spesso le risposte ce le abbiamo davanti agli occhi, ma rifiutiamo di vederle. E che dobbiamo stare attenti a ciò che chiediamo, perchè, caspiterina, potremmo essere accontentati. E ancora, la soluzione più semplice, il più delle volte, è quella giusta.
E non dimentichiamoci che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere.
E io sto ancora delirando.
Un saggio una volta mi ha detto che se un uomo vuole stare con una donna farà in modo che succeda a qualunque costo. 


martedì, maggio 29, 2012

I still haven't found what I'm looking for

Due giorni fa una pankabestia mi ha salvato da una fine ignominosa, urlando come una pazza per farmi scansare dalla traiettoria di un autobus che altrimenti mi avrebbe investito come nella miglior tradizione di Final Destination.
Questo episodio mi ha fatto riflettere, non solo sul fatto che, passati i 30, non so ancora attraversare in sicurezza la strada ma soprattuto che 5 minuti prima, non avrei scommesso un eurocent sulla possibilità che quella ragazza con il cranio rasato per metà, avrebbe giocato un ruolo così importante nella mia giornata. Secondo il mio amico M. trattasi di incontro carmico e la ragazza avrebbe ricambiato un favore ricevuto in un'altra vita...Ma questa è un'altra storia. L'ovvia riflessione legata a questo episodo è che l'apparenza inganna, ma non è la sola: in un mondo in cui si trovano salvezza e risposte nei luoghi e con le persone più impensate, come capire dove cercare? 

In un mondo perfetto, per ottenere il lavoro dei propri sogni, basterebbe recarsi all'ufficio di collocamento. L'appuntamento al buio organizzato dagli amici basterebbe a incontrare l'uomo della vita (e secondo M. anche quello delle vite precedenti). In quello stesso mondo perfetto, a salvarmi  sarebbe stato Superman, che mi avrebbe depositato svolazzando sul tetto di un grattacielo, lasciandomi lì a domandarmi se avrei trovato un ascensore per scendere o se mi sarebbe toccato fare le scale.
Nella realtà la vita è la quintessenza del caos e raramente  le coppie di calzini si trovano ordinate nel cassetto della biancheria pulita! Uno forse sì, ma l'altro generalmente è in un luog
o molto più casuale, tipo il frigo.
E quindi? Bisogna smettere di c
ercare e aspettare che il caso ci condu
ca dove vuole, o è meglio continuare a comportarsi come se davvero sapessimo dove andare e come fare?
Mi rendo conto che è un pensiero anche più ingarbugliato del solito, ma mi piacerebbe che qualcuno lo afferrasse. Mi ha travolta come un'illuminazione.
O forse, è solo che sono fulminata...



Buonanotte ai sognatori.

lunedì, maggio 07, 2012

Somebody that I used to know

Un po' lo sapete, spreco molte delle mie energie nell'inutile tentativo di comprendere i meccanismi che muovono le persone e in parecchi miei attimi di contemplazione, le reazioni, i comportamenti e gli istinti dei miei simili mi sembrano pura follia! Queste constatazioni mi fanno sentire, in un certo senso, isolata, perché le mie reazioni sono diverse, i miei pensieri discordanti, la mia vita, in definitiva, sembra seguire regole a parte. Poi però ascolto una canzone, e mi accorgo che parla di me. Cioè, lo so che non parla di me, ma è una storia che ho vissuto anche io. Sono pensieri che potrei aver pensato io, idee che forse ho immagina, non troppo tempo fa, con gli stessi colori, parole che ho pronunciato con gli stessi toni. E allora la mia diversità dove è andata  a finire? Anche quella l'ho solo immaginata?
Ma questo non è l'unico interrogativo che l'ascolto di una famosa canzone pop scatena nella mia mente. Perché è così difficile mettersi nei panni degli altri? Anche quando si è condiviso tanto, anche quando si è stati così vicini...Le persone sono cattive o semplicemente pigre? Me lo chiedo perché a volte basterebbe davvero poco per evitare un dolore a un'altro
, ma quel poco non lo facciamo. E magari invece ci incateniamo su un'autostrada per salvare i cuccioli delle foche nane della Giamaica.
Il che però mi riporta al punto di partenza: io la gente, proprio non la capisco, e per questa mia incapacità di fondo, forse, farei meglio ad andare a salvare cuccioli di foca anche io, e smettere di pensare al resto.



E sì, ho interrotto due mesi di silenzio per scrivere 'sto post. Vedete che anche voi non capite me? :P


I don't even need your love, but you treat me like a stranger and that feels so rough. 

giovedì, marzo 01, 2012

La credevo un sentimento ed è una malattia...

La gelosia...E' inutile.
Sull'amore, la paura, la rabbia, se ne può discutere, ma sulla gelosia no: non serve. Con tutta la buona volontà e pur vivendo nella più assoluta buona fede, è impossibile eliminare tutte quelle situazioni che possono ingelosire un partner. A meno, ovviamente, dal chiudersi in casa e fare vita ascetica e ritirata, ma francamente, chi ne ha voglia?

Un fidanzato geloso è destinato a essere infelice, in maniera direttamente proporzionale alla portata della sua gelosia, perché il mondo è pieno di tentazioni. Certo, qualcuno può essere portato a credere che un atteggiamento protettivo, sospettoso e persecutorio può comunque scongiurare il pericolo di tradimento e che quindi le paturnie e le mattane dei gelosi servono a qualcosa ma in realtà uno che non è stupido e  vuole tradire senza essere scoperto,  il modo lo trova e uno che è stupido invece, si fa beccare anche dal compagno non geloso. Per cui la cosa migliore sarebbe dare fiducia, almeno finché l'altra metà dimostra di meritarla e mandare la suddetta altra metà a quel paese, non appena dimostra di non meritarla più.
La vita è troppo breve per spenderla immaginando cose che non esistono, e la gelosia spesso fa immaginare intere telenovelas.

Se invece è giustificata bisogna fare i conti con quello che è il vero problema: la natura della persona che ci sta accanto natura che, disgraziatamente, non si cambia. Neanche se la tieni al guinzaglio. Neanche se la minacci. Ma di questo ho già parlato.
E questa, al solito, è solo la teoria, cara anonima che hai chiesto il mio parere su questo scottante argomento. Sappiamo entrambe molto bene, che davanti ad alcune scene è impossibile non fremere, è quasi fisiologico, ma si possono trovare altri modi per esprimere affetto.  Io almeno ci provo. "Se ami qualcuno lascialo libero". E' difficile, maledettamente difficile. Ma se un giorno incontrassi quello che scegliesse sempre di tornare da me, saprei che ne sarà valsa la pena.

martedì, gennaio 31, 2012

Uomini che odiano le donne. O anche il contrario.


Un lettore occasionale mi ha detto che in questo blog  è lampante il mio odio per gli uomini.
Il coniglietto che vive nella mia testa, per un lungo minuto si è stranito e  ha fatto questa faccia qui 
Non è affatto vero che odio gli uomini! Oserei dire che è vero il contrario, sono loro che odiano me! Cioè: o sono io talmente sfigata che tutti quelli che incontro sono una risma di Gigetti, Piergiammaria e quest'altro genio qua oppure la totalità degli uomini è composta da individui come loro...Ma nemmeno la mia più distorta percezione del mondo e le più ardite teorie catastrofistiche mi spingono ad accettare queste ipotesi. Per cui non resta che la teoria del complotto! Il contenuto è presto detto: gli uomini sono tutti, chi più chi meno, esseri civili. Finché non incontrano me. La bastardaggine non è un tratto distintivo del loro carattere, non appartiene al loro profilo genetico! E' più come una sorta di reazione chimica che scatta con la mia vicinanza e che li trasforma in individui ansiosi, irritabili e con frequenti sbalzi di umore. Praticamente donne in menopausa ma senza l'attenuante delle vampate di calore!
Io però non li odio. Anzi, mi piace osservarli da lontano, nel loro habitat, finché hanno comportamenti comprensibili,  tipo accudire i cuccioli, grattarsi le orecchie e rosicchiare carote mangiucchiare i loro spuntini. Ne ho visti alcuni comportarsi in maniera  esemplare con altre donne, ne ho visti di affascinanti, simpatici, intelligenti, bellissimi. E ne sono rimasta affascinata, divertita, colpita, incantata. Poi mi sono avvicinata e...be' se ci fossero dubbi sul risultato rileggetevi i vecchi post.

Ma non li odio, nossignore. Aspetto solo di incontrarne uno con cui non scatti questa chimica perversa. E chissà, magari ne inneschi una di tutt'altro tipo.. .

domenica, gennaio 29, 2012

Un posto, nel mondo

Lo ammetto. Sono un po' esterofila. Amo il mondo in tutta la sua variegata diversità e spero sempre che un viaggio, qualsiasi viaggio, mi porti di fronte a qualcosa che possa stupirmi. E poi amo la gente, mi piace vedere come cambia da un luogo all'altro: quello che pensa, quello che fa, come vive...E più di tutto amo il modo in cui i luoghi cambiano le persone. Se conosci un viaggiatore te ne accorgi subito, per qualcosa nella maniera in cui parla, in cui si guarda intorno, per il modo in cui ragiona. Non si tratta della "provenienza", non  importa se uno è americano, o australiano o filippino. Quello che conta è che, finlandese o creolo che sia, si sia trovato  lontano da casa, perchè quella lontananza, quell'essere diversi, quell'essere visitatori, apre la mente e rende elastici. Credo che  renda anche più ottimisti e in alcuni casi, riconoscenti. Non riesco a immaginare una ragazza con uno zaino in spalla, sotto una piramide o al padiglione d'oro, che non si  senta fortunata.   
Infinite partenze sono possibili solo con infiniti ritorni. Ho conosciuto persone grate di ogni partenza e ogni ritorno. Erano persone felici o almeno determinate a trovarla, la felicità e io penso che se non si ha paura di conoscere e di esplorare, la felicità arriva.
Poi magari la felicità abita sotto casa tua, ma la ricerca...la ricerca ti rende migliore.
Si capisce che ho voglia di partire?


giovedì, gennaio 05, 2012

That don't impress me much


I maschi sono egocentrici. I maschi italiani anche un po' più della media, e qui devo dare la colpa alle mamme, che hanno contribuito  a inculcare l'autovenerazione nelle loro tenere menti. Vediamo come": Oggi facciamo la pasta al pesto senza basilico, perchè a Gigetto non piacciono le verdure!".
Bravo Gigetto, nel cui nome si è compiuto un attentato alla cucina italiana! Quello stesso Gigetto, da grande, sarà incapace di parlare di altri che di se stesso, avrà scarso interesse per le vite altrui e, cosa ancora più grave, continuerà a servire ai suoi ospiti piatti modificati secondo il suo discutibile gusto. Ugualmente, la ragazza con cui Gigetto è uscito un paio di volte, si sentirà dire, mentre si lima placidamente le unghie "Eustachia, io sono una persona complessa, con profondi drammi esistenziali, e io...io vedo che stai soffrendo per me, eppure io non volevo farti soffrire!".

Gigetto, a parte che sei riuscito a dire "io" 4 volte nella stessa frase, e poi Eustachia non sta soffrendo, sta solo soffiando sulle unghie per fare asciugare lo smalto.
Ci vuole una gran dose di autostima per credere di poter far soffrire una persona (sentimentalmente parlando ovviamente) ma in realtà non è così semplice.  Innanzitutto bisogna avere una presa significativa sull'altra, io per esempio mi interesso a qualcuno se si distingue per gentilezza, per buon umore, per carattere. Poi, naturalmente bisogna aver condiviso. Non si può aver nostalgia di ciò che non si è mai avuto. Certo, molte 13 enni potrebbero dire che soffrono d'amore per il cantante dei Tokyo Hotel, ma come sapete non ho molta stima delle 13 enni. E neanche dei Tokyo Hotel.
Questo della condivisione è un punto molto importante, perchè il tipico maschio egocentrico tende a pensare che il suo fascino latino faccia svenire le donne con la sola imposizione dello sguardo. Non funziona così.

Il fatto che una donna sia ben disposta nei tuoi confronti non significa che ti ami alla follia. Non significa nemmeno che ti desideri alla follia. Significa solo che è ben disposta nei tuoi confronti. E a quel punto tu, Gigetto, potrai decidere se farla addormentare spiegandole come il tuo corpo e il tuo spirito siano patrimonio del genere femminile e di come questo potrebbe procurarle infinita sofferenza o puoi scegliere di stare zitto.
Io ti consiglio la seconda opzione. Dicevo della condivisione...bisogna avere un trascorso insieme, giorni, mesi, anni, per poter ferire una persona. E bisogna, in quel tempo aver donato molto di sè, bisogna esserci stati nei momenti in cui era importante esserci, e aver risposto a promesse, proposte, desideri. In poche parole Gigetto, se vuoi  essere veramente importante per qualcuno, quel qualcuno deve essere importante per te. In caso contrario, non preoccuparti di poter far soffrire nessuno. A meno che tu non abbia buffi capelli alla Dragonball e il tuo cavallo di battaglia sia Monsoon.