lunedì, agosto 06, 2012

Niente di nuovo dalle stelle


Gli italiani sono tutti più bravi di Prandelli a fare la nazionale e di Pippo Baudo a mettere su San Remo, questo almeno a parole. E a parole sono tutti qualificati a dare consigli, specialmente se non richiesti. E così, oltre a pronostici di grandi sventure e delusioni nei quali incorrerò in un non ben identificato ma prossimo futuro credo di aver recepito anche un velato e divertito accenno alla mia ingenuità e alla mia attitudine naif di affrontare il mondo.
E in parte è vero che sono così, ma le mie azioni dei giorni precedenti erano state dettate da quella parte di me che non ha nulla a che vedere con i peluche e i gattini abbandonati, quella parte, per intenderci, che ama giocare a freccette con le foto di William e Kate e lo fa perchessì e basta, e anche se poi si ritrova con i buchini sulla parete.
Ed  è stato allora che mi è stato chiaro quanto parziale e distorta fosse l'immagine che avevo dato di me. Vengo vista come una persona che non si espone mai ma, ogni volta che faccio qualcosa di avventato, pericoloso, qualcosa che appunto mi  ESPONE, tutti sono portati a pensare che lo faccio perché non vedo il rischio e non ho pensato alle  conseguenze. Non è così. Sono consapevole. Sono un Kamikaze. E faccio quello che faccio perché mi va.
Il solito osservatore esterno si è convinto che credo nelle favole. La verità è che usa se stesso come metro di valutazione di tutto e giudica gli altri sulla base dei suoi schemi, delle sue abitudini e dei suoi comportamenti. Non riesce a capire, o a credere, che io possa agire per sentirmi appagata qui e adesso, senza troppo interesse per quanto avverrà tra una settimana.
C'è un filo di maschilismo nei suoi processi mentali. Sono certa che il mio stesso discorso, se fatto da un uomo, lo avrebbe accettato, dalle mie labbra gli risulta incomprensibile, se non addirittura falso.
Ma del maschilismo e del femminismo mi importa poco. Non posso vivere per uniformarmi a una categoria. Devo vivere per essere felice. Farmi male ogni tanto. E poi ricominciare.
 "Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza."