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domenica, aprile 09, 2017

Stammi vicino e tienimi la mano


Finora tu hai perso molte cose. Molte cose preziose. Il problema non è sapere di chi è la colpa. Il problema è che tu attaccavi sempre qualcosa di te a tutte le cose che perdevi. Non avresti dovuto. Avresti dovuto tenere da parte qualcosa per te, invece di lasciarla andare via con il resto. Così ti sei consumato a poco a poco.

Mi piace Murakami, ma questa frase, a ben vedere, è di un cinismo allucinante: quando davvero smetterò di attaccare qualcosa di me a ciò che considero prezioso, allora saprò per certo di essermi consumata. Nella vita di tutti i giorni mi accorgo che non c'è nessuno disposto a fare niente per niente, perfino i sorrisi hanno un prezzo e ciò che è peggio, è considerato normale. A volte ho una paura spaventosa di assimilarmi a questo meccanismo, se non altro per difesa, e ho paura di diventare una persona che non voglio essere, simile a coloro che incontro ogni singolo giorno, quelli che vogliono tutto ma non vogliono dare niente. C'è un'avidità in tutto questo, un'arsura, che mi dà  la vertigine. Sono loro a rubarmi i frammenti di anima e i momenti di gioia, solo mi chiedo, si può essere felici così? Si può essere "vampiri" del buono di un'altra persona e esserne contenti? Io non potrei, ma io sono solo una scribacchina solitaria, naif e sognante.

C'è un'altra frase che mi piace molto
Ciò che dai è tuo per sempre, ciò che tieni solo per te è perduto.
Forse davvero non mi sarà rimasto granché, però io ho dato. Non mi vergogno delle cose che ho fatto, o che ho detto. Non ho mentito, non ho ingannato, non ho consumato chi mi stava accanto. E nei rari momenti di lucidità mi rendo conto che la persona che voglio vicina deve essere così, qualcuno che non mi consuma perché mi dà almeno quanto si prende. So che è infantile sperare in questa cosa, e che sono grande per questo tipo di risentimento, ma sono così stufa di vedere gente che mente a se stessa e agli altri. Non posso credere di essere l'unica a pensarlo eppure mi ritrovo ad essere l'unica che lo dice. Gli altri mi dicono "vedrai, un giorno troverai quello che cerchi", e mi andrebbe anche bene, se non fosse che loro invece, si sono accontentati, e stanno giocando un gioco al massacro con chiunque abbiano "finalmente" trovato.
Credo di essere nata in un mondo parallelo e di essere giunta qui attraverso un buco nero.
Questo significa che l'uomo che cerco esiste ma non lo incontrerò mai. Ma in qualche modo mi conforta sapere che è là fuori e anche lui mi cerca e mi sogna. Cerca me. E sono l'unica cosa di cui ha bisogno.

mercoledì, ottobre 14, 2015

Io non tremo. E' solo un po' di me che se ne va.

Inizi ad ascoltare musica e tutto a un tratto ti senti un po' filosofa. L'ora è tarda e le canzoni sono di  un rock cupo, spaventato e fragile e finisce che ti senti cupa, spaventata e fragile anche tu ma, per qualche misterioso motivo, avverti una sorta di nobiltà e purezza in quelle sensazioni. Come se essere in grado provarle ti rendesse speciale, tu che speciale non ti eri mai sentita.

 Ai deliri notturni ci sono abituata ma questa strana consapevolezza è qualcosa di nuovo. Mi sento connessa con il mondo in modo insolito...vedo segni, coincidenze...non mi dicono che andrà tutto bene, no, questo no. Ma dicono che tutto, in qualche modo andrà avanti. Le situazioni si evolvono e se non mi freno, mi evolverò anche io.

e non è certo il tempo/ quello che ti invecchia e ti fa morire/ma tu rifiuti di ascoltare ogni segnale che ti può cambiare/perchè ti fa paura quello che succederà/se poi ti senti uguale

giovedì, novembre 27, 2014

"Forgive me" is all that you can't say...

Lo so, lo so. Lo so. In certi contesti le parole non servono. Gli sguardi, bla bla bla bla, tutto vero, tutto giusto, ma chi legge questo blog dovrebbe ormai sapere che io sono per la comunicazione, meglio se diretta. C'è qualcuno là fuori, che mi deve delle scuse. Una vagonata di scuse. E il fatto che non sia qui a farmele mi crea un problema e mi indispone.
Sento già una vocina petulante che sussurra "Ma tanto con le scuse che ci fai? Risolvono forse qualcosa?!". Ebbene vocina petulante, sì! In tutta onestà, delle scuse, sentite, mi farebbero stare meglio. Negarmele è un ulteriore segno di bassezza e pochezza d'animo. Quando si agisce male, chiedere perdono è necessario, non serve solo a dare un briciolo di soddisfazione a chi ha subito il torto, ma a mio avviso è un'ammissione di colpa che stabilisce che un confine è stato violato e non doveva esserlo. Se non senti di dover chiedere scusa a qualcuno, non hai preso atto del fatto che gli hai fatto del male, che hai oltrepassato  un limite, oppure, il chè è peggio, lo sai e  non te ne frega niente.
Chiedere perdono, se sbagliamo, ci rende migliori. Oddio, non farà di noi dei premi Nobel, ma sicuramente ci rende migliori di chi non lo fa.
Ricordatevene la prossima volta che l'orgoglio, la presunzione o il menefreghismo vi suggerirà di stare in silenzio. Ricordatevene soprattutto se decidete di fare qualcosa a me! 

sabato, ottobre 18, 2014

Quando ti cerca è soltanto perché lei ti vuole ancora

Ho questo grande problema: non sempre capisco i sottintesi. A volte intuisco che in una certa frase c'è di più, o che mi si sta cercando di indorare la pillola con giri di parole ed eufemismi, ma il risultato è che poi sono tormentata dall'idea di non avere afferrato il messaggio al 100%.
Non è colpa mia: come sostengo da anni, la gente non parla chiaro. Nel mio piccolo invece sto provando ad essere diretta, sto davvero facendo uno sforzo in tal senso, è il motivo non è certo il far soffrire o imbarazzare gli altri ma esattamente il contrario. Il risultato è che da più fronti mi son sentita dire che sono poco sensibile e priva di tatto.
Non è vero! Cerco di estirpare i malintesi alla radice, evitando in primis gli errori di comunicazione.
E' facile vedere cosa fanno gli altri, il difficile è capire perché lo fanno. Un gesto può avere decine di motivazioni, alcune buone, altre no. Vi è mai capitato di ricevere una telefonata inaspettata da qualcuno che non sentivate da tempo? Di esserne felici ma poi, prima di riattaccare, chiedervi se davvero vi ha chiamati perché gli mancavate o se, sotto sotto, volesse qualcosa? A me capita. Lascia un retrogusto amaro anche ai momenti felici.
Alla fine, mi accorgo che quello che desidero è un mondo semplice, dove se chiedi  "Siamo a posto noi due?" e ti dicono di sì, nessuno ti porta rancore,  "Bel lavoro" vuol dire che lo hai fatto sul serio a regola d'arte e se qualcuno ti cerca non lo fa per noia o per solitudine...Ecco, vorrei un mondo dove non si finge e in cui non dovermi aspettare sempre il peggio.
Non un mondo così semplice, dopo tutto.

mercoledì, luglio 09, 2014

Pensaci un attimo, caspiterina! Se ti odia un motivo ci sarà!

"Io non mi curo di quello che pensa la gente!"
Ah, no? Be' se pensano che tu sia strafottente magari hanno ragione! 

Un conto è  avere una bassa opinione di qualcuno sulla base di informazioni sbagliate, un altro è se quell'opinione è giustificata. Mettiamo che un giorno Novella 2000 titoli "Escusivo! J. Lo fa rapire 101 cuccioli di Dalmata per farne una tutina maculata!". Tutti a dire buuu per J. Lo, J Lo boia...Senza curarsi della verità! J. Lo ama i cuccioli! La tutina al massimo se la farebbe di coccodrillo, mai di dalmata! Prendiamo invece una notizia di Chi: "Dudù guarda in cagnesco la povera Dudina, gli ha attaccato le pulci? " Beh, in questo caso le pulci Dudina gliele ha attaccate sul serio, per cui ben vengano le occhiatacce di Dudù e il biasimo della gente per la sua scarsa igiene personale. Quando si leggono delle notizie, bisogna avere senso critico e non fermarsi alla superficie. Ma tornando a noi,  beh, noi  non siamo gente famosa e paparazzabile, non ci attribuiscono flirt immaginari con intere squadre di calcio o vacanze di mesi in rihab.
In genere, se qualcuno sa una cosa di me, è perché l'ho fatta.
E tu, lettore, se qualcuno pensa che sei tirchio, probabilmente lo sei!
Se qualcuno ti crede promiscuo probabilmente lo sei!
E in questo non voglio dare un giudizio morale: puoi essere tirchio, perché la vita ti ha portato a essere parsimonioso o a risparmiare per qualcosa che ti sta davvero a cuore. Niente di male. Ma ciò non toglie che sarà difficile farti sganciare 10 centesimi per un porcellino di marzapane per quanto sia adorabile. E' un fatto.
Puoi essere promiscuo, ma i partner che puoi avere avuto in un anno o in una vita non fanno di te una cattiva persona. Come ti sei comportato nei loro confronti lo fa. Anche questo è un fatto.
Se guardi indietro, e pensi alla tua vita, quanto male hai fatto? Quanto bene?
Il mondo è un posto migliore grazie a te? In questo caso bravo! Se lo è allora davvero non devi curarti del giudizio altrui. E' tale e quale? Poco male, la verità è che in pochi riescono a  dare un'impronta positiva a quanto accade intorno a loro. Ancora una volta non hai nulla di  cui vergognarti. Ma se hai fatto del male, se hai ferito, imbrogliato, umiliato, se hai compiuto azioni che giustificano l'odio altrui, allora il giudizio degli altri ti dovrebbe importare, perché ti indicherebbe chiaramente cosa c'è in te da migliorare. Se non ti importa di migliorare, lasciati dire che sei senza speranza, ma tanto a questo punto, per te, sarà un giu
dizio senza importanza.

sabato, giugno 23, 2012

Non sono una signora

Non era certo la voce della mia coscienza, e non starò a spiegarvi chi fosse, ma qualcuno oggi con grande nonchalance mi ha detto che sono scapestrata, pigra, approssimativa e disordinata. Ha aggiunto che queste sono caratteristiche distintive degli uomini e che gli uomini cercano donne intelligenti, precise e ordinate proprio per salvarsi dal loro perenne stato di inadeguatezza. La logica conclusione di questi postulati è che non troverò mai un uomo. La cosa tremenda è che temo abbia ragione. Su tutto. L'aspetto più sconvolgente di questa conversazione/rivelazione è però un altro: il mio simpatico interlocutore ha gettato luce su quello che consideravo uno dei più grandi misteri dell'umanità vale a dire com'è possibile che ogni rompiballe di questa terra abbia al suo fianco un uomo che la sopporti a costo della sua integrità psichica.
Trattasi di uno di quei fenomeni conosciuti nel mondo animale come simbiosi,  per cui due esseri anche molto differenti tra loro - nel caso specifico un soggetto femmina, saccente e logorroico con una spiccata propensione al controllo e un soggetto maschio approssimativo e amante del calcio e del quieto vivere,  imparano a coesistere e a trarre beneficio dalla reciproca compagnia. Un po' come avviene tra  i gamberetti e le anemoni di mare. A dire il vero, lo avevo sempre un po' sospettato, ma non avrei mai detto che qualcuno me lo avrebbe confermato.
Potete anche non credermi, ma sono convinta che essere quel tipo di donna, non sia poi così difficile. Siete liberi di pensare che lo dica per autodifesa o per pura presunzione, ma mi basterebbe poco per diventare quella che sa sempre in che cassetto stanno i calzini,  dice la cosa giusta al momento giusto e  non dimentica mai i compleanni. E' questione di disciplina e educazione, di regole e di modelli. Io credo sia molto più difficile accettare la propria natura, specialmente se è naif e sognante. E' difficile perché devi venire a patti col pensiero che nuoterai per sempre sola in un mare sconfinato. E' un pensiero triste, che fa capire come mai siano in tanti a cercare accordi come quello di cui sopra. Io per il momento resisto. Forse un giorno incontrerò qualcuno che sorriderà della mia goffagine e non se ne curerà. O magari, chissà, capitolerò e imparerò ad attaccare i bottoni e archiviare le bollette. Al momento non accadde nulla di tutto ciò. Me ne sto qui, in questo oceano senza fine. E so solo che non sono un dannatissimo gamberetto.

sabato, giugno 09, 2012

La verità è che non gli piaci abbastanza

"Perché voi donne fate così? Perché vi fate tutte queste pippe mentali? Prendete ogni cosa che un uomo fa e la trasformate in un'altra cosa. Siete fuori!"
E' vero! Il film potrà piacere o non piacere, a seconda che si apprezzino o meno le commedie romantiche, e le più critiche di noi potranno storcere il naso al pensiero che il regista voglia far passare il concetto che una strafiga come la protagonista Gigi, passi la vita a incassare due di picche, ma io l'ho trovato più istruttivo di un'intera puntata di Quark! E Piero Angela non me ne voglia. E quanto questa visione mi abbia positivamente influenzata e interiormente arricchita me lo ha dimostrato una recente conversazione con un'amica. Mi ha racconto un episodio che coinvolgeva, ovviamente, un uomo e immediatamente me ne ha fornito la sua interpretazione. La mia reazione è stata:
"Sempronia, cara, no."
"Ma non pensi che si sia comportato in maniera strana? Cioè prima mi chiama, e poi conclude la telefonata in fretta e furia senza nemmeno chiedermi di uscire!"
"Tesoro, tu gli hai detto che  stavi al lavoro e non avevi tempo di parlare."
"Sì, ma non era vero, volevo vedere la sua reazione...Oh e se si fosse offeso...?"
"Sempry, gli uomini non si offendono. Gli hai detto che non potevi parlargli? Ha chiuso. Si è offeso? No, sapeva che ci tenevi a sentirlo quindi non ha motivo di pensare che hai inventato una balla."
"Ma lui..."
 "No."
 "Non credi che..."
 "No."
"Mi fa bene parlare con te. Dai un'interpretazione div
ersa dagli eventi."
Ovviamente l'evento era chiaro. L'unico aspetto non chiaro era: se Sempronia voleva parlare con Amilcare, perché gli ha detto che era occupata?
Non temete, è solo una domanda retorica, dubito che perfino una laurea in neuroscienze possa servire a trovare la risposta.
Qual è il senso di tutto ciò? Semplicemente che spesso le risposte ce le abbiamo davanti agli occhi, ma rifiutiamo di vederle. E che dobbiamo stare attenti a ciò che chiediamo, perchè, caspiterina, potremmo essere accontentati. E ancora, la soluzione più semplice, il più delle volte, è quella giusta.
E non dimentichiamoci che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere.
E io sto ancora delirando.
Un saggio una volta mi ha detto che se un uomo vuole stare con una donna farà in modo che succeda a qualunque costo. 


martedì, gennaio 31, 2012

Uomini che odiano le donne. O anche il contrario.


Un lettore occasionale mi ha detto che in questo blog  è lampante il mio odio per gli uomini.
Il coniglietto che vive nella mia testa, per un lungo minuto si è stranito e  ha fatto questa faccia qui 
Non è affatto vero che odio gli uomini! Oserei dire che è vero il contrario, sono loro che odiano me! Cioè: o sono io talmente sfigata che tutti quelli che incontro sono una risma di Gigetti, Piergiammaria e quest'altro genio qua oppure la totalità degli uomini è composta da individui come loro...Ma nemmeno la mia più distorta percezione del mondo e le più ardite teorie catastrofistiche mi spingono ad accettare queste ipotesi. Per cui non resta che la teoria del complotto! Il contenuto è presto detto: gli uomini sono tutti, chi più chi meno, esseri civili. Finché non incontrano me. La bastardaggine non è un tratto distintivo del loro carattere, non appartiene al loro profilo genetico! E' più come una sorta di reazione chimica che scatta con la mia vicinanza e che li trasforma in individui ansiosi, irritabili e con frequenti sbalzi di umore. Praticamente donne in menopausa ma senza l'attenuante delle vampate di calore!
Io però non li odio. Anzi, mi piace osservarli da lontano, nel loro habitat, finché hanno comportamenti comprensibili,  tipo accudire i cuccioli, grattarsi le orecchie e rosicchiare carote mangiucchiare i loro spuntini. Ne ho visti alcuni comportarsi in maniera  esemplare con altre donne, ne ho visti di affascinanti, simpatici, intelligenti, bellissimi. E ne sono rimasta affascinata, divertita, colpita, incantata. Poi mi sono avvicinata e...be' se ci fossero dubbi sul risultato rileggetevi i vecchi post.

Ma non li odio, nossignore. Aspetto solo di incontrarne uno con cui non scatti questa chimica perversa. E chissà, magari ne inneschi una di tutt'altro tipo.. .

sabato, ottobre 15, 2011

Quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto

Mi accorgo che spesso vivo come se, di fronte a me, ci fossero infiniti giorni e infinite opportunità.Il futuro mi appare come qualcosa di indistinto in cui però tutto è possibile e in cui ripongo le speranze affinchè i miei desideri trovino compimento. E così mi ritrovo a pronunciare parole come "la prossima volta", "la prossima settimana", "un giorno". Ma poi quel giorno non arriva mai, oppure, anche se arriva, non è come doveva essere.
Non sarà mai "quel viaggio", sarà "un altro viaggio", non sarà mai più lo stesso show, sarà un altro show...
A volte mi succede per pigrizia, ma più spesso per una sorta di colpevole abbandono, in cui perdo di vista chi sono e cosa voglio. O forse è solo che mi piace fantasticare, ma poi non riesco a fare quel passo in più che serve a  concretizzare i miei sogni.  Spero di non comportarmi più in questo modo, e  più di tutto spero di dire alle persone che entrano e escono dalla mia vita ciò che di brutto o di bello penso di loro. Perchè anche questo tipo di conversazione  la rimando spesso a un altro giorno.  E non voglio, un domani, essere costretta a lanciare un messaggio nella bottiglia, sperando che a ripescarlo sia la persona giusta, quando quella persona fino a poco tempo prima, era proprio accanto a me.
Forse oggi sono troppo melanconica, ma una cosa mi sento di dirla: quello che vorreste dire di più bello, ditelo subito :)
Buonanotte ai sognatori.

mercoledì, aprile 06, 2011

L'attimo fuggente

 Tutto scorre, dicevano i greci, ed è una verità immutabile. Non serve che sia io ad esporvi il modo in cui il tempo consuma le vite, simile a una candela la cui fiamma risplende nel buio e alla fine si spegne.
La diretta conseguenza del Panta rei  è il carpe diem di oraziana memoria. Cogliere l'attimo però, di questi tempi,  non sembra più un consiglio ma un imperativo categorico.
Sperimentare tutto ciò che la vita può offrire è una tendenza che in tanti vivono con una urgenza senza fine. Il carpe diem è diventato l'alibi per attraversare tutti i confini,  giustifica coloro che si buttano alla cieca nel futuro. E' anche la scusa più frequente per molti gesti egoisti.

Non sto rinnegando un pensiero che ha una sua innegabile saggezza, penso solo che la sua evoluzione moderna tradisca il significato originario. Carpe Diem significa vivere il presente. Significa saper riconoscere l'importanza del qui e adesso. Non ha nulla a che fare con l'angoscia di un piacere futuro che si può perdere se non si è abbastanza pronti. Ci sono infinite vie che potenzialmente è possibile percorrere, ma questo non significa dover cambiare direzione ad ogni bivio.
Si può perdere completamente la strada e infine anche il momento in cui è possibile tornare indietro, passa.


Eh, lo so, per essere Lieve, questa volta sono stata pesante :P

martedì, marzo 01, 2011

Perdonami ma io non ti perdonerò...

Sarà vero poi che quando si fa qualcosa di veramente brutto, e alla fine ci si pente, il dolore che si prova  è maggiore di quello provocato agli altri? A volte penso di sì, se si è abbastanza sensibili... Però penso anche  che se si è buoni e sensibili difficilmente si fa soffrire il prossimo. Ma la vera domanda è: si può perdonare chi ci fa del male se si mostra pentito? Voi perdonate? Io credo di avere una altissima soglia di sopportazione (ebbene sì, se mi fai inc@**are  vuol dire che hai fatto cose di una cattiveria indicibile, tipo mangiare l'ultimo biscotto della mia scatola, di quelli con le gocce di cioccolato, spammato sul mio blog o ironizzato sui miei capelli...O fatto un  altro centinaio di azioni che feriscono il mio animo delicato), ma nonostante la mia tolleranza, io non perdono.

martedì, febbraio 15, 2011

Lo que tu sientes se llama obsession...

Avete presente quando venite illuminati da un pensiero? Che dico un pensiero?! Può essere una persona, una cosa, un'idea che, nella vostra mente diventa la soluzione a tutti (i vostri) mali:  la chiave della felicità.
Nella maggior parte dei casi quell'idea è sbagliata. E non servirà a niente che ve lo facciano, con  varie gradazioni di gentilezza, notare. I timidi e  riservati amanti del quieto vivere, i placidi e rassegnati rinunciatari della domenica, gli sconfitti, trovano finalmente la forza di lottare, e perdono. E' per questo che arriva quel momento topico della vita in cui ci  si dice "Ma come ho fatto a essere così imbecille?". (E non mi venite a dire che a voi non è mai successo!).
Vette di stupidità e abissi di inadeguatezza fanno da sfondo a tutte le nostre ossessioni: il gratta e vinci, le chat infinite,  la forma fisica,  gli investimenti in borsa, hello kitty, il calcio, la nutella...E solo per citare le più pericolose! Sembrano la Mecca dei poveri penitenti di questa valle di lacrime, ma non funzionano. A malincuore ci si accorge che non c'è niente di salvifico in un gattino dal naso a patata, per quanto grazioso possa essere,  o nei digiuni mascherati da mal di pancia,  in realtà la vera salvezza è...
Ma cosa volete che ne sappia!? Davvero vi aspettavate di sentire da me non solo le domande, ma anche le risposte, e che abbinassi le domande alle risposte giuste? Suvvia, se ne fossi capace non starei  a scarabocchiare su questo blog, che è poi un'altra delle mie ossessioni, un'altro surrogato dii tutto ciò che realmente voglio: attenzione, successo, amore e naturalmente, conquistare il mondo!

giovedì, febbraio 03, 2011

Never been a number one

A volte mi chiedo come ci si sente ad essere al centro del mondo. Non robe del tipo "essere il sultano del Brunei " o Bill Gates o Mark Zuckerberg... Come ci si sente a fare qualcosa e capire di aver dato vita a un capolavoro? Anche se nessuno lo sa, non dovrebbe dare un senso di pienezza? E senza scomodare Van Gogh o Mozart, com'è essere la più bella della classe, o magari la vincitrice di Velone? Essere quello che si è fatto da solo, la persona il cui parere tutti vogliono ascoltare? Cosa ha provato la casalinga che ha vinto il milione da Jerry Scotti?
Perfino alla persona più semplice può accadere di scoprirsi speciale. Capire ad esempio di essere il centro del mondo di un'altra persona, di aver lasciato un segno indelebile in un'altra anima senza aver fatto altro che vivere.
In certi momenti mi sembra terribilmente ingiusto che non tutti vivano un momento così. Io non l'ho mai avuto. Se ho vinto qualcosa, non ero da sola. Mai stata la prima scelta, sempre un'alternativa. Indelebile come un tatuaggio all'hennè. Eppure, come tutti, ci ho provato.
Qual è il segreto dei numeri uno? Sarà fortuna? Sarà che ci provano più degli altri? E soprattutto, lo sanno, lo capiscono di vivere in una situazione di grazia? Troppe domande per un unico post. Meditate gente, meditate.

mercoledì, novembre 24, 2010

Se la signora Flo ordina tu obbedisci!

 Lo sapete, vero, che cambio lavoro quasi con la stessa frequenza con cui si cambiano i calzini? Si, certo che lo sapete, solo pochi mesi fa vi ho fatto conoscere la straordinaria capacità di concentrazione di V. mentre oggi mi ritrovo a rimpiangere quelle amene conversazioni su insalate, borsette e dinosauri. Ora la vita è diventata più dura, ora, nella MIA vita c'è lei! Colei che per motivi di privacy chiamerò la Signora Flo. No, non cambiate pagina! Non dovete credere che la Signora Flo sia solo un mio problema! Perchè quando finirete di leggere avrete scoperto che le Signore Flo sono un problema comune! Un problema di tutti! Una piaga che affligge l'umanità! La signora Flo è all'apparenza giovane ma se la conosci bene capisci che non è vero: non può essere giovane chi non ride mai e per quel che ne so io lei è coetanea dell''uomo di Neanderthal. La signora Flo va pazza per il cinema di avanguardia francese, in lingua originale, anche se non ne capisce una parola. La Signora Flo ha le gambe blu perchè il supertacco da 15 le provoca danni alla circolazione, ma non se ne lamenta, perchè è il suo modo in più di guardarti dall'alto in basso. La signora Flo veste i suoi tailler e le sue camicette ricamate anche se l'abbigliamento comune è jeans e maglietta, perchè la Signora Flo non scende al livello degli altri! Lei fa finta di non vederti se ti incontra per strada o simula una telefonata per non parlare con te.
E poi, la signora Flo è intransigente. Mai, mai sia detto che la signora Flo non si affretti a far notare che la colpa, una colpa qualsiasi, sia tua, sia vero o no non importa, sta a te dimostrare la tua innocenza! E dimostrarla non basta: perchè la Signora Flo sia contenta devi trovare un nuovo colpevole! E se, ahimè, la colpa è invero della Signora Flo, rassegnati, perchè in quel caso la colpa resta sempre tua, perchè sì! Non dice mai grazie, perchè non è chic, non sorride, per prevenire le rughe, ti chiede se hai un minuto quantunque sia evidente che non ce l'hai e quando pronuncia il tuo nome l'unico pensiero che ti attraversa la mente è "Numi dell'Olimpo, e adesso cosa vorrà ancora da me!?"
La signora Flo è il male, un male che fa la manicure, ma pur sempre il male! E non dirmi che non ne conosci anche tu una così, perchè in quel caso l'unica alternativa possibile è che anche tu sei una signora Flo!

domenica, ottobre 31, 2010

Ma anche no!

 Tra le incombenze derivanti dal mio nuovo lavoro mi tocca monitorare alcuni siti di gossip. Ebbene sì, c'è chi fa anche questo.
Confesso che in pochi giorni ho potuto colmare molte mie lacune: sono meno ignorante ma ciò non mi rende anche più felice. Ora, qualcuno mi spieghi chi ha decretato che parlare della coppia Clooney/Canalis è cool. Ci sono varie perle da conoscere nella loro love story: dal matrimonio non celebrato in luglio, alla stampa che non si fila Ely agli Emmy, passando per la colazione con DJ Francesco e la Marcuzzi (posso solo immaginare l’entusiasmo di George in quest’ultimo frangente) ma la mia preferita è l’intervista in cui la Canalis racconta di come tutte le donne del mondo la invidiano e indipercui, la odiano.

Questa dichiarazione la dice lunga circa i tempi che la ex velina ha trascorso fuori dal mondo e fuori di testa, con che mezzo non mi permetto di commentarlo, fatto sta che viene davvero voglia di prenderla a capocciate (Zidane docet). Odiare Ely perché sta con George sarebbe come odiare la Jolie perché sta con Brad, mentre nella realtà tutti amano i Brangelina e, d’altra parte, considerando che la Canalis è una bella gnocca, ci sarebbe da chiedersi come mai nessuno odia George. Non occorre un’indagine sociologica per scoprirlo: la gente è stufa di lei, e di mille altri come lei perché mancano di onestà. "Sì, sono magra, ma di costituzione, in realtà mangio una teglia di lasagne al giorno", "Come mi mantengo in forma? Dormo 12 ore e quando posso gioco con i bambini", "Il mio sogno più grande? La pace nel mondo e che tutti possano avere un capo firmato nel loro armadio", "Sì, sono famoso, ma il fatto di essere figlio di Madonna non c'entra niente, mi sono fatto da solo io."
Non ti basta essere famoso, attraverso percorsi e circostanze che sfiorano il miracolo, devi convincere il prossimo che il successo te lo sei guadagnato con doti mentali, spirituali, per attitudine verso qualche nobile arte, addirittura per una qualche salvifica disposizione naturale che ti permette di ingurgitare  qualsiasi cosa e poter sfilare per Victoria's secret e che tutto il resto è una coincidenza. E devi convincere di questo il prossimo anche se non sai cantare, ballare, presentare, dipingere, disegnare, parlare, dopo ogni pasto ti chiudi in bagno e, in sostanza, perfino il tuo manager si trova in serio imbarazzo quando deve parlare delle tue doti. Ma non divaghiamo, il punto è che  in barba a tutta la gente che magari ha fatto l’accademia e si è pagata gli studi lavando piatti, la Canalis fa l’attrice. A Hollywood, ma per carità, George non c’entra niente. Permettete che mi girino un po’ le balle? Ora il talento si acquista per osmosi? O è forse diventato una malattia venerea? Che se io mi fidanzo con un chirurgo poi mi metto a operare le appendiciti?
E ho parlato della Ely, perché se comincio a parlare di Belen perdo di obiettività. Vi dico solo che ho cambiato operatore da quando lei fa la pubblicità :P

martedì, dicembre 15, 2009

Fiabe Tristi


Sono convinta che ci sia qualcosa di fiabesco nel freddo.
Sarà perchè nelle fiabe ci sono sempre lunghi inverni da attraversare, tormente e bufere cui sopravvivere, o perchè le fiabe sono belle quando qualcuno le racconta intorno al fuoco, fatto sta che in questi giorno mi sembra di vivere in un crudo incanto alla Stephen King. Non che ci sia niente di spaventoso, ma non saprei in che altro modo comunicare quel senso di  inquietudine e di bellezza che mi trasmettono alcuni scenari natalizi. Ecco, nonostante i bambini sorridenti e i babbi Natale grassi, dicembre ha delle atmosfere noir e suggerisce, a volte, un forte senso di contraddizione. Come una fiaba triste. Per quanto non sempre sia stato così, è opinione comune che le fiabe non debbano essere tristi...Voglio proprio vedere chi va a raccontare a un bambino che nella versione originale la Sirenetta muore! E la Sirenetta  non è nemmeno la peggiore.
Osservando degli accattoni per le strade della capitale, tra tutte le luci sfavillanti e le decorazioni, non ho potuto fare a meno di pensare alla Piccola Fiammiferaia. Quella sì che mi sconvolgeva da piccola... La ascoltavo e riascoltavo (ricordate le fiabe in cassetta? A mille ce n'è...) e credevo che prima o poi il finale sarebbe cambiato.
Ma ci sono casi in cui il finale non può essere cambiato e per quanto si possa riascoltare la storia,  resta sempre lo stesso.

lunedì, novembre 16, 2009

Il dono della sintesi

 Scarsamente considerato, il dono della sintesi è uno di quelli che apprezzo di più. Scarse capacità di sintesi minacciano fortemente il mio sistema nervoso.
Esempio:

- Con chi esce Fernanda questa sera?
- Ah, Fernanda... Non so se ti ricordi quell'omino basso che abitava accanto a Giuseppa, tu ricordi, vero, Giuseppa? L'ex babysitter di tuo cugino Gioppy...
- ... Gioppy non è mio cugino e  non ricordo Giuseppa ma, insomma esce con questo ometto basso...
- No, non esce con lui. Ma come, Gioppy non è tuo cugino?!
- ... Lo saprò se lo è, e lui non lo è!
E non ricordi Giuseppa?
- Ma insomma! Con chi esce Fernanda?
- Ah, Fernanda, non lo so.
- Ma come, e l'omino basso che  c'entrava?
- No niente, io non so con chi esce Fernanda, ma io e l'amica della zia (conosci la zia, partecipo' allo Zecchino d'oro e fu la più brava di tutti ma Topo Gigio corruppe la giuria e quindi lei fu eliminata al primo turno...), io e la zia avremmo voluto che lui le presentasse il nipote del figlio, che è tanto bravo perchè...bla bla.. bla...bla ..ecc. ecc...
Ora, sono io strana o sarebbe stato meglio che la conversazione si svolgesse invece così:
- Con chi esce Fernanda?
- Non lo so.

Ok, adesso mi direte che manco di poesia, sono fredda e poco comunicativa ma un'altro dialogo del genere e sparo a qualcuno...

domenica, gennaio 04, 2009

The butterfly effect

Una farfalla sbatte le ali in Europa e un tornado si scatena ai tropici. Imprevedibile effetto valanga. E le nostre decisioni, la nostra indifferenza, le nostre parole in che modo influenzano il mondo?
E lasciando da parte il macrocosmo, che dire del modo in cui influenzano la vita di altri come noi? C'è chi cambia vita in maniera radicale: entrando nella Legione Straniera, prendendo i voti, cambiando sesso... Ma come si giunge a queste determinazioni e, caso per caso, è possibile risalire alla "farfalla" che con il suo impercettibile battito d'ali ha determinato la scelta?
Ho recentemente scoperto che un mio vecchio compagno di classe delle elementari ha compiuto una delle sopracitate eclatanti scelte di vita - scelta che comporta una buona dose di rinunce e sacrifici perquanto nel farla si ritenga senza dubbio di trarne benefici maggiori.
La mia mente è tornata indietro nel tempo, agli antichi banchi di scuola. Sono stata un po' crudele con quel compagno di classe. In tanti piccoli modi ho compiuto tante piccole crudeltà vagamente inconsapevoli come solo le crudeltà dei bambini possono essere.
E ora non ho motivo di ritenere che lui non sia felice pensando a chi diventerà e, anzi, tutto lascerebbe pensare che abbia trovato la sua strada per la felicità. Eppure non riesco a fare a meno di pensare che in piccolissima parte sono stata io a spingerlo a compiere quel passo, io e le piccole crudeltà di chissà quante altre persone.
E mi chiedo se non potevano esserci altre strade per lui. Me lo chiedo e mi sento un po' in colpa...

martedì, ottobre 28, 2008

Dammi la pioggia, la pioggia, la pioggia che batte sul tetto d'assicelle, è la migliore amica di rose e ispirazione

Riflettevo sull'estro e sull'illuminazone artistica. Pensavo agli sconfinati eserciti di uomini e di donne che dedicano frammenti della loro vita a un'arte. Musicisti e scrittori, poeti e cantanti, pittori, vignettisti, attori e fotografi: degli italiani tutto si può dire tranne che manchi loro inventiva e creatività anche se come è ovvio (e giusto) solo a pochi è dato coltivare da professionisti queste passioni. Notavo però come, soprattutto tra i più giovani - ma non solo - sia diffusa una certa "arroganza" o se preferite mancanza di umiltà che si esplica nel ritenere superflua per se stessi la gavetta e l'apprendimento. Sembra quasi che la predisposizione per un determinato campo sia di per se stessa l'unica qualità richiesta ai nostri artisti del futuro e non la base minima di partenza per intraprendere un percorso lungo, duro e quantomai difficile. Ammesso che questa predisposizione si abbia - perchè, permettetemi, c'è un buonismo diffuso che induce tutti a credere che "volere è potere", quando ciò non è vero: non si può cavar sangue dalle rape- dicevo, ammesso che questa predisposizione si abbia il nostro aspirante artista, prima di potersi definire tale, dovrà apprendere tecniche e metodi, con sudore e se necessario, sangue! Intendiamoci, non c'è niente di male a strinpellare una chitarra pur non avendo le doti di Jimi Hendrix o tentare un gorgheggio senza la maestria della Callas, ma è giusto avere coscenza della differenza tra se stessi e un Pavarotti! Non rifugiamoci dietro frasi tipo "Sì, lui forse ha la tecnica, ma vuoi mettere Pallino, quanto era espressivo?!!!" Ma per favore...Un'altra cosa: l'arte secondo me va vissuta prima di tutto come uno stimolo interiore a fare e creare, no, più di uno stimolo, un bisogno, per se stessi. Se poi il proprio messaggio è compreso e condiviso, se è apprezzato, se piace, se ha una sua universalità e se davvero si ha talento, le porte del successo si potrebbero spalancare, in caso contrario...Be', non importa. Non è successo niente. Ma ultimamente sembra che non vada così. Avverto su tutti i media, la smania di certi personaggi dalle dubbie capacità di esibirsi, di mostrarsi, di rivendicare allori che, in tutta onestà, non mi sembra che meritino e in tutta questa loro foga non avverto affatto il loro bisogno di fare e creare. La spinta è quella di ottenere successo, di arricchirsi, firmare autografi. Eccolo il sacro amore per l'arte! A tutti loro posso dire solo...Ma andate a lavorare... Lo ammetto...Sono incappata in un paio di programmi televisivi che avrei dovuto evitare come la peste :P

sabato, agosto 30, 2008

Non c'è mai tempo per le cose veramente importanti...

Ho preso giorni, ore, stagioni , li ho messi in una scatola e li ho mescolati.
Mi sono dedicata a lungo a cose che in realtà non richiedevano tanto tempo e non ho dato il giusto peso a ciò che invece quel tempo lo meritava.
E' così difficile stabilire quale sia la "giusta misura".
A fine giornata, immancabilmente mi guardo indietro e mi chiedo come ho potuto lasciar scivolare a quel modo i minuti e perchè ho trascurato proprio le cose a cui tenevo di più. Sono un'incredibile pasticciona. Forse, e dico forse, faccio così inconsapevolmente, per non dover fronteggiare scomode priorità, e in parte sarà davvero così ma una piccola percentuale delle cose che non faccio ha poco a che fare con doveri e grattacapi. Una telefonata, una lettera, un lavoretto da niente, una passeggiata in centro, una parola gentile, chiedere come va. E queste piccole cose sarei felice se qualcuno trovasse il tempo di farle per me. Ma si sa, il tempo è qualcosa di estremamente labile. Aumenta e diminuisce a seconda dell'umore e, a volte, sembra eterno, sembra non bastare mai, scompare.