lunedì, novembre 30, 2009

The morning rain clouds up my window and I can't see at all...

 Gli americani sono i funesti inventori di tutta una serie di cose di cui potevamo benissimo fare a meno, fra le altre L'isola dei famosi, McDonald, la bomba atomica, Britney Spears e la musica house. Mi dicono che ogni tanto ne hanno imbroccata qualcuna giusta anche loro,  ma ciononostante  io sono prevenuta rispetto a qualsiasi "americanata" (a parte i film di Hollywood, che mi aiutano a spegnere il cervello e rilassarmi e che quindi apprezzo a prescindere). Ieri però sono stata portata a rivalutare una delle loro tradizioni, che fino a quel momento avevo bellamente ignorato, bollandola come l'ennesima festa consumistica: il Thanksgiving.
E' stata la mia prima festa del ringraziamento,  un po' atipica se vogliamo, dal momento che si è svolta tra un mix multietnico di italiani e espatriati, e per questo non so dire se anche negli USA il clima con cui si festeggia sia quello che ho vissuto io ma non ho motivo di dubitarne. Quello che ho captato è stato un grande desiderio di aggregazione e di rispetto per la tradizione,   ma senza retorica o ostentazione, solo esserci per il piacere di esserci e stare insieme, un po' come dovrebbe essere stare al mondo. Ieri l'unico ringraziamento corale è stato per l'organizzatrice della festa, ma credo che non sia sbagliato avere un giorno in cui ci si prenda del tempo per capire quali siano le cose per cui valga la pena essere grati.

lunedì, novembre 23, 2009

Chi disprezza compra?

 E' una tecnica così infantile che quasi quasi mi fa tenerezza. Pargoli che usano i loro giocattoli a mo' di arma su altri pargoli, bimbi che tirano le trecce alle loro compagniucce di gioco, adolescenti vestite da Braz che riempiono  di insulti  altri adolescenti che portano le mutande sopra i pantaloni, babbuini  maschi che inseguono babbuine femmine...sono scene di una semplicità a dir poco disarmante. L'idea di fondo è che dissimulando il nostro apprezzamento per qualcosa o evidenziandone i difetti, si possa in qualche modo ottenere "un prezzo migliore". Nel campo delle relazioni umane funziona? Secondo me è tutto tranne che una tecnica infallibile. Per come è il mio carattere se qualcuno fa il difficile con me, lascio stare. Non ho tempo nè voglia di chiedermi se sta applicando qualche oscura tecnica appresa su Men's Health o i consigli del sessuologo di Loveline. Parlare serve per comunicare. Se diciamo una cosa e ne pensiamo un'altra non comunichiamo. Le nostre azioni comunicano i nostri pensieri, quindi le nostre azioni devono essere coerenti! Di solito sono le donne a montare i più strambi castelli in aria a proposito di una relazione (o presunta tale) sulla base di congetture e elucubrazioni mentali (ma attenzione, anche i maschietti non sono immuni!). In questo senso è  illuminante  un film che ho visto di recente  "La verità è che non gli piaci abbastanza". E' inutile farsi viaggi mentali: nel 90% dei casi chi ha interesse per qualcuno lo dimostra, volontariamente  o meno. Certo, quel 10% complica di un po' l'equazione, come se la vita, già di per sè, non lo fosse abbastanza...

lunedì, novembre 16, 2009

Il dono della sintesi

 Scarsamente considerato, il dono della sintesi è uno di quelli che apprezzo di più. Scarse capacità di sintesi minacciano fortemente il mio sistema nervoso.
Esempio:

- Con chi esce Fernanda questa sera?
- Ah, Fernanda... Non so se ti ricordi quell'omino basso che abitava accanto a Giuseppa, tu ricordi, vero, Giuseppa? L'ex babysitter di tuo cugino Gioppy...
- ... Gioppy non è mio cugino e  non ricordo Giuseppa ma, insomma esce con questo ometto basso...
- No, non esce con lui. Ma come, Gioppy non è tuo cugino?!
- ... Lo saprò se lo è, e lui non lo è!
E non ricordi Giuseppa?
- Ma insomma! Con chi esce Fernanda?
- Ah, Fernanda, non lo so.
- Ma come, e l'omino basso che  c'entrava?
- No niente, io non so con chi esce Fernanda, ma io e l'amica della zia (conosci la zia, partecipo' allo Zecchino d'oro e fu la più brava di tutti ma Topo Gigio corruppe la giuria e quindi lei fu eliminata al primo turno...), io e la zia avremmo voluto che lui le presentasse il nipote del figlio, che è tanto bravo perchè...bla bla.. bla...bla ..ecc. ecc...
Ora, sono io strana o sarebbe stato meglio che la conversazione si svolgesse invece così:
- Con chi esce Fernanda?
- Non lo so.

Ok, adesso mi direte che manco di poesia, sono fredda e poco comunicativa ma un'altro dialogo del genere e sparo a qualcuno...

lunedì, novembre 09, 2009

Potevi pensarci!

 Odio dover scrivere di questo ma al momento ritengo  sia doveroso farlo...Ecco, diciamo che è un servizio che rivolgo alla comunità per evitare che altri siano colpiti dalla calamità che si è abbattuta qui, sì, proprio qui, nel mio ufficio!
Allora ragazzi, ripetete tutti dopo di me: "Anche se mi fidanzo non smetterò di avere una vita sociale".
Insomma, ormai siamo adulti (o almeno parlo per me), qualcosa dalla vita dovremmo averla imparata. Io ho imparato che bisogna avere sempre un piano B. Aspetti una telefonata che non arriva? Chiama tu, e possilmente qualcunaltro. Lui ti dà buca a un appuntamento?  Invita un paio di amiche a cena. La persona con la quale avevi progettato il tuo futuro ti molla? Ebbene devi avere un futuro di riserva lì da quache parte sul quale metterti  a lavorare. Certo, prima puoi piangere, strapparti i capelli, disperarti, ma poi conviene rimboccarsi le maniche, perchè qualcuno può anche avere il potere di rovinarti la giornata, ma nessuno ha il diritto di rovinarti la vita. Chiaro no? Ma perchè il piano B sia attuabile in tempi non biblici la condizione necessaria è non aver mollato tutti gli amici durante i bei vecchi tempi in cui "Io e Te, Te e Io" sembrava essere l'unica realtà possibile. Certo, se si è fortunati qualcuno accanto rimane lo stesso, magari può accoglierti con uno scappellotto e dirti "Te l'avevo detto", ma personalmente, la mia dose di fortuna preferisco giocarmela nella buona salute e nel superenalotto, per cui, perfavore, una telefonata a Tizio e a Caio fatela ogni tanto. Qui in ufficio siamo inondati dalle lacrime e  dai pianti e il motivo è che, per la poveretta, la vita d'ora in poi si prospetta tutta in salita. Ma anche senza andare a immaginare tragici scenari che non auguro a nessuno, tenersi stretti gli amici non è mai una cattiva idea ;-)

lunedì, novembre 02, 2009

Bisogna saper perdere


Già da giuovinetta, quando a casa mia impazzavano i tornei di Risiko e nulla era in gioco a parte la dignità, avevo avuto sentore di che affaraccio brutto fosse la competizione. Ormai adulta non smetto di stupirmi osservando il modo in cui gli uomini, intesi come genere umano, senza distinzione di sesso, razza, ceto sociale e religione, impazziscono di fronte alla sconfitta. Ovviamente più alta è la posta più incontrollabili sono i concorrenti. Sto lavorando nel comitato organizzativo di un quiz a premi: 2000 iscritti, da regolamento passano il primo turno in 200. Ebbene 300 degli esclusi hanno scritto e/o fatto ricorso e/o telefonato non capacizzandosi di non essere passati. "Non è possibile che io non abbia vinto". Certo, ma la cosa più impossibile è che possano vincere tutti, e purtroppo il concetto non gli entra in capoccia. Alcuni insistono coprendosi di ridicolo "Ho dato tutte le risposte esatte! Controlli e confuti le mie risposte, se crede." Ok, ma devo davvero dimostrarti che LEOPARDI non ha vinto il nobel? Altri vedono ovunque il complotto. "Qui c'è qualcosa che mi puzza, io DEVO ESSERE tra i vincitori perchè ho dato tutte le risposte esatte!". Forse, ma sono stati in tantissimi a dare tutte le risposte, per cui vince chi le ha date in meno secondi, e quando gli dici che la persona che si è qualificata è stata più veloce la risposta è "Non è possibile!" Aridaje..Preferiscono tutti pensare al complotto, all'imbroglio, alla mistificazione piuttosto che ammettere che qualcuno possa essere stato più bravo di loro. Non vi sto a raccontare di quello che sosteneva di aver risposto a 3 domande in 1 secondo (E' il vostro cronometro che non funziona!"), o di quell'altro che ci ha intasato la posta di email perchè qualcuno prendesse in considerazione la sua tesi per cui una sciarpa, arrotolata intorno a un palo, possa a buon diritto essere considerata un turbante, ma vi assicuro che in questi giorni sono mio malgrado a contatto con persone che stanno raschiando il fondo del barile della loro dignità.
In conclusione: se non sapete
accettare la sconfitta, non partecipate!