lunedì, luglio 28, 2008

Celami in te, dove cose più dolci son celate, fra le radici delle rose e delle spezie.

Amo la buona cucina.
Capirai- direte voi -se è buona davvero è impossibile non amarla. Ma al di là dell'assaggio adoro guardare all'opera chi sa "creare", impastare, insaporire...Nel mio piccolo mi applico, ma mentirei parlando di grandi risultati. Però mi piace sperimentare, usare ingredienti sconosciuti, accostamenti insoliti che nella maggior parte dei casi risultano temerari, ma a volte riescono. Ultimamente avevo poco da sperimentare, visto che mio fratello era a dieta e mi aveva implorato di non tentarlo, motivo per cui cose diverse dall'insalata e dal petto di pollo erano state bandite, ma fra pochi giorni mi ritroverò campo libero in cucina, per cui sto facendo scorta di spezie e pastrocchi vari che vorrei utilizzare. Adoro la cucina giapponese, i dolci arabi, le spezie indiane. Certi sapori, alcuni profumi, determinati aromi hanno qualcosa di fascinoso. Parlano di luoghi lontani, di culture distanti e usarli è uin po' come viaggiare. Cosa vi diverte provare in cucina? Ci sono piatti che amate di più e vi piace sperimentare?Io mi considero un'esploratrice dei sapori o_0

martedì, luglio 22, 2008

Uno su un milione

Mario e Clode mi hanno chiesto di scavare nella mia libreria e tra i film della memoria per individuare due personaggi che possa ritenere il mio ideale di uomo...impresa ardua che mi ha fatto riflettere su quanto sia di gusti difficili. Almeno poi mirassi all'eccellenza. Tutt'altro... Per iniziare credo sia opportuno restringere il campo, ed eliminare gli uomini cervellotici, con profondi drammi esistenziali, insicuri, noiosamente idealisti e malgrado ciò egocentrici e autoreferenziali, e quindi depenniamo i vari Werther, Jacopo Ortis, e tutti coloro stanno su questa scia. Non amo neanche gli sciupafemmine alla Genji Monogatari, o per restare in tema orientale, alla Tokyo Blues. 'Sti tipi sono maschi che non devono chiedere mai, ma preferisco di gran lunga chi chiede, trovo sia anche più educato. Insomma, il personaggio che vorrei selezionare deve essere un tipo pratico, che sappia quello che vuole, dotato di ragionevole fascino, diretto e trasparente fino alla crudeltà (che può sembrare un male, ma sempre meglio che essere contorti e opachi fino alla crudeltà). Non voglio un eroe che anteponga il bene del mondo al mio, per cui ecco che anche Ben Affleck in Armageddon viene spuntato via (lo so, Bruce Willis prende il suo posto nel sacrificio finale, ma lui era pronto a farlo). Se non si trattasse di un telefilm, citerei Sahid, di Lost. Che poi ha l'invidiabile qualità di non essere scontato e buonista, non da poco se si considerano i cliché di cui è stata nutrita la mia generazione. E che dire di Orlando Bloom ne "I pirati dei Caraibi"? Purtroppo una serissima indagine scientifica che faceva bella mostra di sè in un numero di Metro di qualche giorno fa, affermava con certezza che i capelli lunghi in un uomo sono sintomo di infedeltà (per quanto i miei personalissimi studi non diano molta fiducia neanche ai rasati, per non parlare dei mesciati!) per cui ecco che salta giù dalla nave anche il bel pirata. E quindi eccomi qua che cito un filmetto da quattro soldi "Qualcuno da Amare" con Christian Slater il cui personaggio, a ben pensarci, non soddisfa nessuno dei criteri che ho elencato, ma appaga una certa mia remota ricerca di tenerezza e me lo fanno preferire a tutti gli spartani di 300. E così le chiacchiere scritte finora non son servite a niente a parte capire che spesso, quello che scegliamo è diverso da ciò che pensavamo di desiderare. Sul fronte libri, ho preso una cotta per Jonathan Strange, uno dei maghi del romanzo "Jonathan Strange & Mr. Norrell", perchè per avere ciò che voleva non ha esitato ad andare a prenderselo dietro il cielo, dall'altro lato della pioggia. Rrestando in tema di maghi, citerei anche Prospero, colui che tesse la trama de "La tempesta". Non un personaggio romantico e nemmeno un uomo ideale se non nel suo nucleo più profondo: esperto dell'animo umano e consapevole dell'arbitrarietà del destino. Consapevole che la vita è un palcoscenico e va vissuta finchè non cala il sipario.

domenica, luglio 13, 2008

My place

"E una vita che sto in doppia" è il titolo che campeggia su questo blog. Il perchè della scelta è stato ampliamente spiegato ma, detto in due parole, la "doppia" era per me, da quando sono nata, una sistemazione fisica e una realtà esistenziale. Lo è ancora? In realtà mia sorella si è trasferita in un'altra città per cui la mia stanza, tecnicamente parlando, non è più una doppia. Nondimeno resta una doppia nello spirito, e vi spiego il perchè: c'è ancora il suo letto, per quando viene nei week end, qualcuno dei suoi vestiti nell'armadio, anche se di solito usa i miei, e poi naturalmente i porcellini, quelli che non ha potuto portare con sè almeno. La mia gemella colleziona oggetti a forma di porcellino per cui la nostra stanza è un trionfo di peluche rosa, salvadanai panciuti, lampade con la coda arricciata e statuette di maialini con gli occhiali da sole. Del resto non mi sono mai lamentata di queste cose perchè, tutto sommato, mi piacciono e da parte sua mia sorella ha accettato con serenità il mio cosiddetto angolo zen, vale a dire chili di libri, soprammobili e souvenirs di foggia o provenienza orientale che fan mostra di sè in un angolino della stanza. E poi ci sono i miei altri libri, i fumetti, le mie adorate cianfrusaglie (leggi bigiotteria)...Tutto questo per dire che una stanza ti dice sempre qualcosa su chi ci vive. La mia, per quanto abbia al momento un solo abitante, è indubbiamente una doppia. Ed è una stanza zeppa di maialini, candele e acchiappasogni, bruciaincensi, una chitarra senza una corda, bacchette di legno e altre cose così. Forse sono anche io un po' così.

sabato, luglio 05, 2008

Ma tu chi sei che avanzando nel buio inciampi nei miei più segreti pensieri?

Racconta la leggenda che la dea Orihime (la stella Vega) e il pastore Hokoboshi (Altair), si innamorarono e si sposarono ma il padre di lei, adirato, decise di separarli per sempre frapponendo tra i due un fiume celeste: la Via Lattea. Fu solo in seguito, commosso dai pianti degli amanti, che concesse loro di potersi rincontrare, ma solo una volta l'anno.
Nella notte di Tanabata, la settima notte del settimo mese, Altair e Vega si incrociarsi nel cielo... Quando nelle notti estive contemplo il cielo e quel fiume lattiginoso mi si para davanti, spesso la mia mente indugia su questo racconto.
Chissà perchè gli amori infelici sono anche i più belli.
Deve essere bello non avere dubbi al punto di aspettare con fiducia l'unica persona di cui abbiamo bisogno.
Aspettarla con l'unica certezza che la perderemo di nuovo..

mercoledì, luglio 02, 2008

La fine del mondo e altre cose che prima o poi devono capitare

La pausa caffè è il momento in cui, incastrata com'è tra ore di lavoro e altre ore di lavoro, si concretizzano e si sviscerano gli argomenti più allucinanti... Sarà che, a ben 4 ore dall'uscita, la mente è predisposta all'apocalisse.
Non a caso qualche giorno fa, mentre io sorseggiavo pacatamente il mio espresso, qualcuno declamava i catastrofici scenari dell'anno 2012, anno in cui, secondo il calendario maya, il mondo conoscerà una non meglio identificata calamità . Secondo fonti ben informate (presumo si tratti di Fox Molder) potrebbe verificarsi l'arresto del pianeta terra per 72 ore e un'inversione dei poli magnetici con tutti i relativi casini annessi. Addirittura è stato indicato un giorno per tutto questo, il 21 dicembre. L'oratore, che io non avevo mai visto coinvolto in attività diverse dal rimorchiare bionde in sala mensa, sembrava essersi appassionato davvero a questa storia e rispondeva, argomentando come meglio poteva, a tutti i timidi tentativi della sua ristretta platea di sostenere che forse un tale pericolo non era poi così concreto. "Del resto", diceva, "cose simili sono già accadute, e le sosteneva pure la Bibbia mille e non più di mille!" Salvo giustamente fargli notare che a nessuno risultava che nell'anno mille fosse finito il mondo. Comunque la faccenda è stata sufficente perchè l'alternativo del gruppo affrontasse un argomento affine, il big rip, che sarebbe il contrario del big ben da cui ha avuto origine l'universo...inutile dire che da lì a sostenere che forse il big rip sarebbe avvenuto nel 2012 il passo è stato breve...Ogni cosa poi è degenerata, perchè si è passato a parlare di viaggi nel tempo, catastrofi tecnologiche, bag del millennio e altre amenità. Ero piuttosta incredula nel constatare che in certi passaggi i miei colleghi mostrassero vera preoccupazione e al tempo stesso un interesse quasi morboso per i cataclismi che stavamo sviscerando.

"Fine" è una parola così definitiva che impressiona sempre un po' ma spesso dimentichiamo che ciò che per il bruco è la fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla. A questo proposito mi permetto di suggerire un libro "La Fine del Mondo e il Paese delle Meraviglie" di Haruki Murakami, un romanzo molto bello, immaginifico e fantascientifico in cui la morale, se così la vogliamo chiamare, è che "fine" è una parola che ne nasconde un'altra molto più bella: cambiamento. L'importante, come recita un altro libro, è non lasciarsi prendere dal panico ;)