domenica, gennaio 23, 2011

Mono no aware

Letteralmente è il sentimento delle cose. Nella concezione estetica giapponese è quel fremito che si  prova nel contemplare qualcosa di bello e amabile e realizzare la sua inevitabile precarietà. Tutto scorre, anche in questo momento, e si precipita verso la fine. La bellezza di una rosa non durerà intatta fino al mattino successivo e la stessa vita umana con tutte le sue ineffabili esperienze è quanto di più effimero possa esistere. Eppure, per quanto queste constatazioni siano dolorose e suscitino nell'animo un sentimento di malinconia mista a pietà, nulla tolgono alla meraviglia e al piacere di quella bellezza. Meglio ancora, dal momento che ogni esperienza e ogni manifestazione materiale del mondo è di per sè unica, proprio la sua natura transitoria la rende mirabile agli occhi di chi sa vedere.
Una iniezione di filosofia della domenica mattina? Solo qualche pensiero a proposito del presente e del per sempre. Dentro di noi, queste cose le conosciamo già, ma non fa male analizzarle ogni tanto, e esternalizzare il pensiero. Riscoprire l'importanza dell'attimo in cui il sole sfiora il mare al tramonto, la pioggia cade, una carezza viene donata con amore.

11 commenti:

Mario l. ha detto...

E' incredibile come alcune culture si siano sviluppate fino a sentire il bisogno di includere determinati concetti all'interno delle loro lingue. Questo è bello e profondo, poi conosco la schadenfreude tedesca (il piacere provocato dalla sfortuna dell'altro). Mi chiedo la nostra lingua quali parole intraducibili abbia, quali significati nascosti abbiamo sentito la necessità di intrappolare in poche parole per descrivere una sensazione comune...

Lieve ha detto...

Completamente d'accordo con te Mario ^__^. E hai posto anche una bella domanda...davvero, chissà cosa esiste di intraducibile nella lingua italiana...Immagino che a pensarci bene qualcosa mi potrebbe venire in mente o_0
Comunque, restando sulla lingua giapponese, e andando un po' meno sul filosofico e molto più sul prosaico, c'è un'altra parola che voglio condividere: betsubara. Avete presente quando diciamo, sono pieno ma ho "giusto un posticino nello stomaco per il dolce (o il caffè)" ? Ebbene quel posticino è "betsubara"! Non è meraviglioso?
O_O

Clode ha detto...

non perchè ma questi pensieri mi mettono sempre un po' tristezza...
Invece la betsubara... 10 punti!!
;-)

P.S. Mario non volermene, ma penso che la Schadenfreude, intanto se la potevano inventare solo i tedeschi, e poi non sia quel gran bel concetto, alla voce parole intraducibili del tedesco io voto la Sehnsucht!

Lieve ha detto...

Brava Clode!
Lo sapevo che la mia betsubara avrebbe fatto proseliti (*___*)
Ed effettivamente 'sta Schadenfreude è un po' una roba antipatica...ma per chi non mastica il tedesco e non ha voglia di googleare la Sehnsucht che cos'è? o_0

Clelia ha detto...

Betsubara... NON HA UN GRAN BEL SUONO but I like it

Clelia

Clode ha detto...

La parolaccia in tedesco che ho lasciato scritta qui è un concetto non traducibile in una parola, che indica una specie di nostalgia, ma non di qualcosa che si è avuto, o conosciuto nel passato, semplicemente il dolore per qualcosa a cui si anela. Neanche da dirlo che se la sono inventata durante il Romanticismo, e se uno ha una nozione minima di cosa ha significato il romanticismo tedesco dovrebbe aver capito che è comunque un sentimento molto intenso e molto...doloroso!

Rpensando all'argomento del tuo post, non saprei indicarti una parola italiana che sia di difficile traduzione per il suo significato, però mi pare cada a proposito una citazione di Pennac: "dubito che la finestra, la janela, das Fenster, the window o la fenetre indichino esattmente la stessa cosa, poichè nessuna si affaccia sugli stessi rumori, nè si richiude sulle stesse musiche"

;-)
Clode

Lieve ha detto...

@Clelia... Lo sapevo! UN'altra intenditrice ;)


@Clode: Bellissima la tua citazione di Pennac ç_ç Direi che ha veramente detto tutto :)

Mario l. ha detto...

Non ho detto che è bella la schadenfreude, ma che la conoscevo. Certo dice parecchio sul popolo che l'ha inventata. Non è necessariamente estrema, è anche il riso che ti scappa quando vedi scivolare qualcuno.
Betsubara funziona.
Segna il proselito!

Arthur ha detto...

E' un pensiero che mi piace molto

Gin ha detto...

io amo la lingua giapponese! non vedo l'ora di studiarla! è piena di significati.

Lieve ha detto...

@Mario
Be', per come l'hai descritta ora, non è poi così malvagia neanche la schadenfreude ;)

@Arthur
L'animo tormentato dei giapponesi ha origini molto lontane e il loro pallino per la morte ha avuto delle declinazioni anche molto poetiche :)

@Gin
Lieta che il giapponese ti piaccia, piace anche a me, ma non sperare di lavorarci o_0